Artepollino è un progetto di sviluppo locale inserito all’interno del programma Sensi Contemporanei, promosso dalla Regione Basilicata e insieme dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Fondazione La Biennale di Venezia.
Il progetto muove dalla convinzione che l’obiettivo principe sia quello di valorizzare le bellezze paesaggistiche della regione Basilicata, tra le aree naturalistiche più belle d’Europa, attraverso un valore estetico aggiunto, l’arte contemporanea.
Ma prima del contemporaneo è d’obbligo un passo indietro.
Quello tra arte, intesa come artificio, e natura è un binomio che ha origine con l’uomo, da quando i primi uomini trasformavano quegli spazi naturali e incontaminati in luoghi di culto o legati all’osservazione astronomica; al paleolitico superiore risalgono alcune delle prime pitture rupestri situate nelle grotte di Altamira nella Spagna settentrionale, segno di uno dei primi e più valorosi interventi d’arte.
A distanza di milioni di anni il confronto tra uomo e ambiente è avvenuto sempre più direttamente, a partire dalla fine degli anni Cinquanta con il coinvolgimento dello spazio reale nell’opera d’arte e, particolarmente alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti d’America con la Land Art. Forma d’arte contemporanea attraverso la quale gli artisti hanno tratto dal paesaggio naturale la propria ispirazione e ne hanno fatto la propria creazione, i paesaggi subirono una radicale metamorfosi grazie ad artisti come Michael Heizer, Nancy Holt, Robert Smithson, Walter De Maria e Richard Long tra i più noti, rifiutando così la commercializzazione stessa dell’arte da museo, rendendo l’ambiente parte integrante delle proprie opere trasformandolo e rinforzando il legame tra uomo e natura.
All’interno di questo spirito va letto Artepollino; sulle orme della Land Art, gli artisti di fama mondiale impegnati in questo progetto, hanno realizzato opere permanenti sul versante lucano del parco.
Perfetto esempio di arte ambientale, le opere sono state pensate e realizzate a seguito di una interazione degli artisti con i luoghi naturali della Lucania, luoghi che hanno assunto un valore storico, politico, sociale e antropologico.
L’anglo-indiano Anish Kooper con un’installazione dal titolo Earth Cinema, Cinema di Terra ha realizzato, scavando un taglio lungo 45 metri e accessibile dai due lati, uno schermo da cui guardare la natura, il suono di quei luoghi e riflessi attraverso un monitor, ombre della vegetazione presente all’esterno.
La finlandese Anni Rapinoja propone un’opera intitolata Skycleaner, rivolta ad una delle comunità arbereshe, italo albanesi, una pulizia del cielo da ogni inquinamento, invitando esclusivamente all’utilizzo di risorse naturali, simbolicamente riprodotte da una viale di scope fatte di ginestra infisse a terra e rivolte verso il cielo.
L’RB-Ride a San Severino Lucano di Carsten Holler prevede attraverso l’utilizzo di una giostra, una passeggiata aerea con un inclinazione verso il suolo, in modo da osservare la natura più da vicino e averne una percezione differente, data da un movimento lento e quasi esasperante che induce a una riflessione sul valore del tempo e sulla contemplazione.
Il Teatro Vegetale (work in progress) di Giuseppe Penone, nasce interamente dagli elementi presenti in natura, alberi, cespugli, pietre e acqua; uno spazio in cui la natura diventa teatro di se stessa e sfrutta se stessa senza alcun intervento invasivo, solo la creatività dell’artista.
Numerose sono le attività svolte dall’associazione Artepollino all’interno dello stesso progetto.
Un’iniziativa straordinaria nel paesaggio naturalistico lucano, alla scoperta di Un altro Sud.
Artisti
Anish Kapoor, noto nel panorama dell’arte contemporanea, si evolve da sculture tese tra l’astratto e il naturale, a forme più monumentali che rappresentano il vuoto, reso evidente da cavità che si riempiono o da materia che si svuota, come in Earth Cinema e dove il colore si avvale totalmente della sua purezza, come il bianco che avvolge il Cinema di Terra.
Affermatosi negli anni Novanta il tedesco Carsten Holler si serve dell’arte come strumento cognitivo per alterare l’esperienza emotiva e sensoriale dell’uomo. Attraverso le sue opere, dall’aspetto apparentemente giocoso, è in grado di mutare i tradizionali meccanismi percettivi, insinuando smarrimento ma allo stesso tempo partecipazione attiva.
Nelle installazioni e sculture di Giuseppe Penone, il processo di formazione e compimento costituiscono parte integrante dell’opera. Scegliendo l’utilizzo di elementi naturali, incrocia il lavoro umano e quello della natura, come nel Teatro Vegetale e si rivela tra i protagonisti dell’arte povera. L’albero costituisce un elemento centrale nel suo lavoro.
La finlandese Anni Rapinoja concepisce l’arte come appartenente alla gente e non come un’astrazione irraggiungibile. L’obiettivo della sua poetica è prima di tutto quello di documentare tutte le fasi di realizzazione dell’opera d’arte, ma soprattutto quello di legare due realtà distanti; l’arte contemporanea e il contesto di riferimento dell’opera.
pubblicato su Sineresi Art Magazine