Combattere la guerra o le immagini?

Afterimage. Rappresentazioni del conflitto è il titolo della mostra inaugurata il 26 Ottobre 2014 nello spazio espositivo della Galleria Civica del Mart a Trento.

Il progetto è parte di un più ampio programma culturale, il Mart/Grande Guerra, che si estende nella sede del Museo e Casa Depero a Rovereto.

Afterimage è l’immagine postuma, quell’immagine che come un fantasma si imprime nella nostra mente, restando intatta anche nel momento in cui non la si guarda più.

Vittime di una realtà sempre più complessa e di una vera e propria “civiltà delle immagini”, siamo incessantemente sollecitati e costantemente aggiornati sul mondo circostante, attraverso media sempre più potenti; all’interno di un simile contesto va letta l’iniziativa di una solida realtà museale come quella del Mart, in occasione del Centenario della Prima guerra mondiale 1914/2014.

L’idea di una mostra-percorso ha creato spunti di riflessione fornendo utili strumenti di analisi riguardo il ruolo di quelle “presenze” che hanno bombardato la nostra mente e che ripetutamente continuano a farlo, raccontando la storia di una guerra “infinita”.

Pioniera nella cultura visuale, l’immagine ha costituito l’oggetto di importanti teorie dibattute nel panorama contemporaneo da personalità eccellenti nel campo della visual culture studies quali, Hans Belting, Gottfried Boehm, Georges Didi-Huberman, Mieke Bal e James Elkins per citarne alcuni, fino ad assumere completa supremazia sulla parola e sul pensiero razionale e fino a condizionare e orientare totalmente la conoscenza, tanto da avvertirla quasi come un pericolo.

Si percepisce una sempre maggiore necessità, oggigiorno, di un attento e scrupoloso controllo del luogo-immagine, ed è proprio questo il terreno di indagine di Afterimage.

Un percorso fatto di installazioni, video e fotografie che sta condizionando il mondo, talvolta inconsciamente, attraverso incontrollabili mezzi d’avanguardia, come un suggestivo “selfie” in guerra in Stop posters, realizzato nel  2005 da Kennardphillipps o come nell’Invasion del 2008 di Martha Rosler, dove è una schiera di modelli a invadere il campo; ancora una volta è l’immagine a trionfare, quella di un mondo in cui apparire ci condiziona maggiormente, nonostante la guerra e i carri armati alle spalle.

Sommersi dall’informazione, come nelle War Pages del 2006 di Thomas Kilpper, non abbiamo potere alcuno, ma ci affidiamo interamente alle immagini, sentendoci in trappola, incatenati, come suggerisce la parola Chain nel Nom de guerre, 2013 di Anetta Mona Chisa e Lucia Tkáčová, in un percorso concettuale che attraversa spazi sotterranei, ma che risalendo al punto di partenza, traccia un percorso obbligato e condizionato per sempre da quelle visioni, dove diventa doveroso combattere la guerra sì, ma anche l’immagine di essa.

pubblicato su ExpoArt Magazine

 

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