La commovente rivelazione nell’opera di Yves Klein

Stabilito che per quindici anni ho dipinto monocromi.
Stabilito che ho creato delle situazioni di pittura immateriale.
Stabilito che ho manipolato le forze del vuoto.
Stabilito che ho scolpito il fuoco e l’acqua e dal fuoco e dall’acqua ho tratto i dipinti.

Un tono fortemente mistico avvolge le parole del francese Yves Klein custodite e tratte dal Manifesto dell’Hotel Chelsea del 1961.

Mai ci fu artista più rivoluzionario e spregiudicato; è Yves Klein il precursore della Body Art, l’esaltatore della monocromia e della smaterializzazione dell’arte, colui che presentò al pubblico una sala dipinta di bianco rivelando la presenza invisibile del vuoto.

Personalità preziosa e innovativa nell’arte del ventesimo secolo, Yves Klein celebrò l’approccio al metafisico delle sue tele monocrome restando segretamente devoto a Dio, donando le sue opere come ex voto e lasciando che il mistico controllasse e regolasse la sua vita nonostante l’inflessibile esercizio richiesto.

Nella sua breve esistenza Klein fu in grado di lanciare provocazioni di abissale valore estetico e malgrado tutto di nutrire un culto raffinato per Dio, riversato nel celebre blu spirituale, il blu della rivelazione, la cui intuizione nata dal blu giottesco nella Basilica di San Francesco d’Assisi, venne brevettata in forma monocroma dall’artista e largamente conosciuta con la formula International Klein Blu.

La scelta di donare il monocromo blu in maniera del tutto anonima come primo ex voto a Santa Rita da Cascia, venerata dalla sua famiglia, fu un gesto nobile da parte di Klein, un gesto di grande umiltà, un autentico e sincero confronto con la fede, come si legge nella miracolistica preghiera che rivolge alla Santa supplicandola che l’Impossibile arrivi presto e fondi il suo regno.

Ma cosa spinse l’artista a invocare l’impossibile, pura megalomania o l’impaziente attesa di una condizione edenica?

Klein concepì un creato dal tono decisamente mistico, una condizione impossibile quanto spirituale, che abbandonando la materialità della forma, giunge all’anima rivelandola in tutta la sua nudità e bellezza, in tutta la sua leggerezza.

L’instancabile ricerca artistica culminò nella grande triade eletta dall’artista francese, dal rosa che rimanda al sangue e alla passione sofferta da Dio, al blu simbolo dell’infinito e della spiritualità, alle foglie d’oro simbolo del raccoglimento materiale della luce divina.

Klein racchiuse minuziosamente quegli stessi colori in forma di pigmento puro in una semplice scatola di plexiglass custode della ricchezza “materiale” dell’artista: i suoi colori, la sua segreta devozione e tutta la sua debolezza di uomo.

La scatola, contenente il pigmento e i lingotti d’oro frutto della vendita e segno di profonda venerazione nei confronti della Santa, è accompagnata da un cartiglio centrale con una preghiera dal tono intimo e implorante che invoca protezione, bellezza e autenticità del suo creato.

L’opera di Klein è una preghiera commovente; l’artista si sveste completamente e affida la sua arte a Dio, invocando un’intercessione divina di cui non è degno nella condizione originaria di uomo, consapevole che solo attraverso una concezione dal trascendente valore estetico e morale si potrà compiere.

pubblicato su Sineresi Art Magazine

 

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