“Non dipingo quello che vedo, ma quello che provo” è una frase del più grande pittore realista americano del XX secolo, Edward Hopper.
La vocazione artistica di Hopper si rivolge ad una componente realistica, sintesi di una visione figurativa e insieme, del sentimento poetico e struggente che l’artista percepiva nei suoi soggetti.
Un connubio perfetto, lo stesso che attraversa le tele dell’artista agrigentino Roberto Schembri.
L’arte di Schembri oscilla tra volti e figure umane, visioni urbane e nature morte, dove l’iperrealismo diventa componente indispensabile, leitmotiv della sua pittura.
Figure umane e volti naturali, coperti da una fitta pioggia, insieme ma allo stesso tempo sole; una drammatica incomunicabilità emerge dalla direzione dei loro sguardi, dei loro sorrisi sordi ma autentici.
Visioni deserte di paesaggi e momenti quotidiani, facilmente ravvisabili e puri, ma immerse nel silenzio più profondo, con le spalle a chi osserva, nell’emozione più intima e al contempo più reale.
pubblicato ExpoArte Magazine