IL MUSEO DEL GIOCATTOLO POVERO E DEL GIOCO DI STRADA
L’amministrazione comunale di Albano di Lucania (PZ), in collaborazione con Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Bari e con l’Istituto Comprensivo Statale, raggruppate le Scuole dell’obbligo di Albano, Trivigno e Brindisi di montagna, ha avviato il progetto A.R.C.A.GIO ’: Attività di Recupero, Costruzione e Animazione di Giochi e Giocattoli della Tradizione Popolare.
Questa rassegna vuole proporre una riflessione degli artisti sul tema del gioco e del giocattolo che mira soprattutto al recupero e alla conservazione dei giocattoli popolari e tradizionali, dei giocattoli poveri e dei giochi di strada.
Il progetto finalizzato alla ricerca, alla documentazione e alla valorizzazione del patrimonio ludico tradizionale nel suo aspetto creativo e manuale, sociale, culturale, formativo, ha come obiettivo l’allestimento di un “ museo del giocattolo povero e del gioco di strada”.
Più di centocinquanta artisti, diversi per tecniche, per tendenze, per origini regionali, nazionali o etniche hanno aderito all’iniziativa.
La tematica del gioco è stata a fondo indagata nell’arte contemporanea, a partire dalle Avanguardie storiche del Novecento, e ancora prima, come fattore preculturale e di organizzazione sociale, nell’ Homo Ludens dello storico Johan Huizinga.
Nel XIX secolo molte sono state le creazioni che hanno legato l’arte contemporanea al gioco; in questo secolo è la figura dell’artista a subire una vera e propria trasformazione e alcuni di loro decidono di adottare il linguaggio ludico per comporre opere d’arte.
Anche il disegno, il tratto dell’artista diviene più immediato, più semplice e più congeniale al gioco; conseguenza e reazione dettata dalle grandi trasformazioni sociali e dal grande dramma bellico che segnarono per sempre il secolo dell’Avanguardia.
Dall’interesse per gli scacchi, gioco emblematico della storia dell’arte e indagato da artisti come Marcel Duchamp e Renè Magritte che ne divennero degli estimatori, alla costruzione vera e propria della scacchiera, oggetto protagonista dell’arte del Novecento; il Bauhaus ne produsse, Max Ernst ne scolpì i pezzi nell’opera La reina, le fou et le cheval del 1952.
Dal giocattolo futurista che guidi all’elasticità e allo slancio immaginativo, teorizzato nel manifesto del 1915 Ricostruzione futurista dell’universo e ideato da Fortunato Depero e Giacomo Balla, all’approfondimento cognitivo e creativo sul tema del gioco che propone il surrealismo con il celebre gioco comunicativo del Cadavre exquis.
Passando dai Mobiles e le riproduzioni del Circo di Alexander Calder, alla serie delle Macchine inutili di Bruno Munari, e ancora, alla ricerca sul movimento nelle sculture astratto-cinetiche di Jean Tinguely, fino ai celebri Rebus di Tano Festa.
C’è il gioco, ma soprattutto c’è la libertà, quello che per primo Immanuel Kant nella Critica del Giudizio aveva teorizzato; libertà e disinteresse, ma senza mai dimenticare le regole del gioco.
Il gioco ha lo straordinario potere di rendere l’uomo libero, di evadere la realtà o più semplicemente di incontrarla in maniera differente.